Idrogeno verde dall'oceano, batteri che producono energia e funghi mangia plastica. Conoscendo esempi positivi come questi possiamo ottenere maggiore consapevolezza di quanto, a volte, rispondere alle sfide del cambiamento climatico non sia una missione impossibile. Ti presentiamo le tre buone notizie di ottobre legate alla sostenibilità, perché conoscere aiuta a credere!
Idrogeno verde dall’oceano: l’innovazione di una startup britannica
Dall'oceano alla strada, ora l'idrogeno verde per le nostre auto può arrivare dal mare. Tutto questo grazie al progetto della startup britannica Drift Energy, che grazie a degli yacht a vela ha studiato un modo per produrre idrogeno verde sfruttando la forza dei venti dell'oceano mediante turbine sottomarine.
Con un processo di elettrolisi dell'acqua, direttamente a bordo di queste speciali imbarcazioni (in grado di immagazzinare fino a 4 tonnellate di idrogeno verde) possono essere prodotte 150 tonnellate di idrogeno verde in un anno, pronte per essere distribuite in tutto il mondo. Inoltre, sfruttando un algoritmo elaborato dalla londinese Faculty AI, la rotta degli yacht viene indirizzata verso le aree con maggiore presenza di vento e buone condizioni climatiche.
Attualmente l'azienda sta raccogliendo finanziamenti per realizzare la prima nave, ma questa tecnologia innovativa è già stata testata con successo: al largo di Brightlingsea, l'imbarcazione di DRIFT Energy ha toccato i 25 nodi, producendo 6 litri di idrogeno verde in appena un paio d'ore.
Nascono le batterie che si caricano grazie ai batteri del terreno
L'avresti mai detto che la soluzione per un futuro Net-Zero è sotto ai nostri piedi? Ebbene sì, come dimostra Bactery, una startup britannica che ha sviluppato una tecnologia innovativa che sfrutta i batteri presenti nel terreno per generare elettricità in modo sostenibile e a basso costo. Un'idea che potrebbe rivoluzionare il modo in cui produciamo e consumiamo energia.
Come funziona? Il principio alla base della tecnologia Bactery è semplice: i microrganismi, durante i loro processi vitali, rilasciano elettroni che possono essere catturati e trasformati in elettricità. In questo modo, è possibile recuperare energia green 24 ore su 24, indipendentemente dalle condizioni meteo.
Così un fungo marino mangia la plastica negli oceani
Nella comunità scientifica e ambientalista sta suscitando grande interesse uno speciale fungo marino, chiamato Parengyodontium album. Il motivo? La sua capacità di “digerire” le particelle di polietilene, uno dei tipi di plastica più diffusi e resistenti. I ricercatori non hanno ancora compreso il meccanismo preciso (probabilmente questo microrganismo produce enzimi in grado di rompere le lunghe catene molecolari del polietilene), ma hanno osservato che il fungo riesce a rendere la plastica biodegradabile se è stata precedentemente esposta ai raggi UV del sole.
In pratica, la sua azione è efficace con i rifiuti di plastica che (almeno per un periodo) hanno galleggiato in superficie. Questa scoperta apre scenari molto interessanti per affrontare l'inquinamento da plastica, uno dei problemi maggiori che coinvolgono i nostri oceani: secondo Greenpeace, infatti, oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ogni anno.
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