La produzione di energia elettrica in Italia nel 2025 dipende ancora in parte dalle fonti fossili, ma continua a crescere il contributo delle energie rinnovabili. L’andamento della domanda elettrica resta influenzato da fattori macroeconomici e climatici, come la crescita dei consumi elettrici dovuta all’elettrificazione dei trasporti e al riscaldamento elettrico, nonché dall’aumento dell’efficienza energetica nelle abitazioni e nelle imprese.
La produzione di energia elettrica in Italia nel 2025
Nel 2025, la domanda elettrica nazionale è stimata intorno ai 315-320 miliardi di kWh, valori in linea con il 2024, con un leggero incremento trainato dalla ripresa economica e dalla diffusione delle pompe di calore.
Le fonti rinnovabili hanno consolidato la loro crescita, coprendo oltre la metà del fabbisogno elettrico, grazie all’espansione del fotovoltaico (+12%) e dell’eolico (+8%). In calo, invece, la produzione da idroelettrico (-5%), a causa delle scarse precipitazioni registrate nella prima metà dell’anno.
I consumi industriali nel 2025 restano fortemente legati ai settori manifatturieri e metallurgici, mentre si osserva una crescita nel comparto dei servizi e dell’e-mobility.
Le fonti di energia elettrica in Italia rinnovabili
Secondo l’ultimo Rapporto Statistico GSE (2022), l’Italia conferma la propria leadership europea nelle rinnovabili diffuse, con oltre 1,6 milioni di impianti fotovoltaici attivi e una capacità installata complessiva superiore a 65 GW.
L’idroelettrico resta la principale fonte rinnovabile, ma il fotovoltaico si avvicina rapidamente, coprendo circa il 28% della produzione elettrica da rinnovabili, mentre l’eolico rappresenta oggi il 23%.
Le bioenergie e il geotermico, seppur in percentuali più contenute, continuano a contribuire in modo stabile al mix energetico italiano, con una quota complessiva del 10%.
Quali sono le principali fonti di energia in Italia?
Tra tutti i paesi Ue, l’Italia è il paese che più fa ricorso al gas naturale per la produzione di energia elettrica, oltre il 40%. Questo accade per diverse ragioni. Innanzitutto, l’Italia non produce elettricità da energia nucleare, un aspetto che rendere il nostro Paese diverso da altri Stati europei come Francia, Germania e Spagna. La Francia, per esempio, riesce a produrre quasi i due terzi del suo fabbisogno elettrico sfruttando l’energia nucleare.
Sulle energie rinnovabili l’Italia è più avanti rispetto alla Francia, ma più indietro rispetto a Germania e Spagna. Le alternative che restano sono dunque tutte fonti fossili. In questo ambito l’Italia usa soprattutto il metano, un’energia che produce minori emissioni di anidride carbonica per quantità di energia prodotta. La Spagna, per esempio, ricorre maggiormente all’uso del petrolio, decisamente più inquinante.
Oltre alle fonti fossili ci sono le già menzionate energie rinnovabili, a partire dall’energia idroelettrica che da sempre primeggia in questo settore in Italia. Seguono altre fonti green, come il solare fotovoltaico in forte ascesa, le bioenergie utilizzate tanto per l’energia elettrica quanto per quella termica, l’eolico offshore e a terra, fino al geotermico presente soprattutto in alcune zone del Paese.
Chi fornisce l’elettricità all'Italia e il gas?
Nel 2025, l’Italia continua a importare circa il 10-12% dell’energia elettrica da altri Paesi europei, soprattutto dalla Svizzera, dalla Francia e dall’Austria.
Per quanto riguarda il gas naturale, la situazione è profondamente cambiata rispetto al 2021:
- Russia: ridotta a meno del 5% delle importazioni totali;
- Algeria: principale fornitore con oltre 40% del gas importato;
- Azerbaijan (TAP): circa 15%;
- Qatar e Stati Uniti (GNL): in crescita, con un contributo combinato del 25% grazie ai nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, operativi nel 2024.
Questi dati riflettono una diversificazione strutturale delle forniture e un minor rischio geopolitico.
Il mix energetico nazionale alla luce della crisi
Dopo la crisi energetica del 2022, il governo ha accelerato la transizione, introducendo nuovi incentivi per impianti fotovoltaici domestici, agrivoltaici e comunità energetiche rinnovabili (CER).
Le centrali termoelettriche a carbone, ancora attive in poche aree del Paese (come Brindisi e Monfalcone), saranno progressivamente disattivate entro il 2026, in linea con il piano di decarbonizzazione nazionale.
La strategia energetica 2025 punta su:
- aumento della produzione da rinnovabili,
- potenziamento dei rigassificatori,
- espansione dei sistemi di accumulo energetico,
- rafforzamento della rete di trasmissione per gestire in modo flessibile la generazione distribuita.
Domande frequenti sulla produzione di energia elettrica
Quali sono le fonti di energia più usate in Italia?
Nel mix elettrico italiano le fonti rinnovabili rappresentano una quota significativa, con oltre il 51 % dell’energia immessa nella rete proveniente da fonti rinnovabili. La fonte rinnovabile storicamente dominante è l’idroelettrico, seguita da fotovoltaico ed eolico. Fra le fonti fossili, invece, il gas naturale rimane la principale fonte non rinnovabile usata per generare elettricità.
L’Italia produce energia da nucleare?
Attualmente l’Italia non produce energia da centrali nucleari operative.
Qual è il ruolo del gas nel mix energetico italiano?
Il gas naturale continua a svolgere un ruolo chiave come fonte di generazione programmabile, compensando la variabilità delle rinnovabili.
Pur nelle fasi di crescita delle rinnovabili, il gas rimane essenziale per garantire la flessibilità e la sicurezza della rete, soprattutto nelle ore senza produzione da solare o vento.
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