Quando arrivano le prime giornate fredde, si riaccende anche una delle domande più classiche tra i proprietari di casa e chi vive in condominio: meglio il riscaldamento autonomo o quello centralizzato? In questo articolo scopriamo come funzionano i due sistemi, cosa li contraddistingue e i vantaggi di ognuno.
Due modi di riscaldare casa: impianto autonomo e centralizzato
In Italia, la maggior parte delle abitazioni è dotata di un sistema di riscaldamento a gas, ma sempre più spesso si affiancano soluzioni più moderne, come pompe di calore o teleriscaldamento. La differenza principale, però, resta quella tra autonomo e centralizzato:
- riscaldamento autonomo: ogni abitazione dispone di un proprio impianto indipendente, in genere una caldaia singola o una pompa di calore, che permette di regolare liberamente la temperatura, gli orari di accensione e la quantità di energia consumata. È una soluzione che offre libertà e personalizzazione, perché dà la possibilità di adattarli ai propri orari (nei limiti delle normative). Allo stesso tempo, comporta anche una maggiore responsabilità in termini di gestione e manutenzione;
- riscaldamento centralizzato: una caldaia comune serve tutte le unità abitative di un condominio o di un complesso residenziale. Il calore prodotto viene distribuito a ciascun appartamento attraverso una rete di tubazioni e radiatori. I costi di gestione e manutenzione sono condivisi tra i condomini, così come le decisioni relative alla regolazione del sistema. È una soluzione più comoda, ma con minore autonomia.
Cosa cambia nella gestione quotidiana del riscaldamento
Come funziona un impianto autonomo?
Chi ha un impianto autonomo può decidere in totale libertà quando accendere il riscaldamento e quale temperatura mantenere nelle stanze. È una soluzione perfetta per chi trascorre molte ore fuori casa o ha abitudini irregolari. Grazie ai termostati intelligenti e ai sistemi di domotica, è possibile:
- impostare orari di accensione diversi per ogni giorno della settimana in base ai propri ritmi;
- accendere o spegnere da remoto, per esempio tramite app;
- ottimizzare i consumi in base alla presenza effettiva in casa.
Va ricordato però che anche negli impianti autonomi bisogna rispettare le regole nazionali sui periodi e le ore di accensione stabilite dalle zone climatiche italiane (DPR n. 412/1993 e successive integrazioni). Usare termostati programmabili aiuta a rispettare questi limiti in modo efficiente, evitando sprechi e sanzioni.
Come funziona il riscaldamento centralizzato?
Dall’altra parte, con il riscaldamento centralizzato, orari e temperature sono decisi collettivamente (nel rispetto dei limiti normativi), ma è possibile installare valvole termostatiche sui radiatori per modulare la temperatura stanza per stanza. Così ogni appartamento ha un certo grado di personalizzazione in più e può gestire meglio la propria quota di calore consumata, riducendo gli sprechi, in base al proprio comfort. Nonostante rimanga inferiore rispetto alla libertà di un impianto autonomo, questo tipo di impianto garantisce:
- una distribuzione uniforme del calore in tutto l’edificio e riduce il rischio di sbalzi termici tra appartamenti;
- una maggiore efficienza per edifici di grandi dimensioni;
- minori preoccupazioni legate a guasti o revisioni, che non sono individuali ma collettive e spesso affidate a ditte specializzate.
Differenze nei costi e nei consumi dei due sistemi
Quali sono i costi principali di un impianto autonomo?
Un impianto autonomo richiede un investimento iniziale più elevato, perché ogni abitazione deve dotarsi di una caldaia o di una pompa di calore propria, provvedere all’installazione e al collaudo. Il vantaggio, però, è che le spese di consumo dipendono esclusivamente dall’effettivo utilizzo. Questo significa che chi riscalda solo alcune stanze o adotta strategie di risparmio energetico (come termostati programmabili o timer) può ottenere risparmi significativi.
Come vengono gestiti i costi del riscaldamento centralizzato?
Il centralizzato, al contrario, prevede costi di installazione più contenuti per singola unità abitativa, perché l’impianto è condiviso tra più abitazioni. In questo caso, l’investimento complessivo può essere comunque importante, ma ogni condomino sostiene solo una quota, rendendo più accessibile l’installazione.
Anche i costi di gestione sono generalmente più bassi grazie alla manutenzione affidata a ditte specializzate, ma ogni condomino paga:
- una quota fissa, che copre le spese dell’impianto indipendentemente dal consumo individuale;
- una quota variabile, calcolata sui consumi individuali (grazie ai contabilizzatori di calore)
Le differenze nella manutenzione dei due impianti
Nel riscaldamento autonomo, manutenzione ed eventuali riparazioni richiedono più impegno, proprio perché ricadono interamente sul singolo utente. Il proprietario dell’abitazione è responsabile della sicurezza e dell’efficienza del proprio impianto, e deve effettuare periodicamente il controllo dei fumi e della caldaia secondo quanto previsto dalla normativa regionale.
Il riscaldamento centralizzato, invece, punta proprio sulla comodità della gestione: l’impianto viene tenuto sotto controllo da ditte specializzate o dall’amministratore di condominio, con check up periodici e manutenzione condivisa. Questo permette di avere un impianto sempre efficiente senza doversene occupare direttamente, ma al prezzo di una minore autonomia nelle scelte di gestione.
È possibile distaccarsi dal riscaldamento centralizzato?
Può capitare, soprattutto nei condomìni più datati, che qualcuno desideri rendersi indipendente dal riscaldamento centralizzato. La legge consente questa possibilità, ma solo a determinate condizioni:
- non provoca squilibri notevoli nel funzionamento dell’impianto condominiale;
- non comporta costi aggiuntivi per gli altri condomini.
Chi si scollega deve dimostrare che la sua scelta non compromette il comfort termico degli altri, né aumenta le loro spese. Per procedere è necessario seguire alcuni passaggi, tra cui:
- procurarsi una relazione tecnica di un professionista abilitato che certifichi che il distacco non crea problemi all’impianto comune;
- comunicare la decisione all’amministratore di condominio, che informerà l’assemblea (anche se non c’è bisogno del voto);
- procedere con l’installazione del nuovo impianto autonomo, nel pieno rispetto delle normative di sicurezza.
Anche dopo il distacco, il condòmino continuerà comunque a contribuire alle spese di manutenzione straordinaria, la conservazione e la messa a norma dell’impianto centralizzato, come previsto dalla legge (articolo 1118 del Codice Civile).
Negli ultimi anni, però, grazie all’introduzione delle valvole termostatiche e dei contabilizzatori di calore, che permettono di regolare e pagare solo il calore effettivamente utilizzato, il distacco risulta spesso meno conveniente di un semplice adeguamento del sistema esistente.
Scegliere il riscaldamento giusto tra efficienza energetica e sostenibilità ambientale
In generale, il riscaldamento centralizzato è tipico di edifici condominiali o complessi residenziali in cui un unico impianto serve più unità abitative, mentre il riscaldamento autonomo si trova soprattutto nelle abitazioni indipendenti, ville o piccoli condomìni. Questa distinzione non è solo una questione di preferenza, ma spesso dipende dalla struttura dell’immobile e dagli impianti preesistenti. In molti casi, infatti, non è possibile modificare facilmente il tipo di impianto: il vero obiettivo oggi è rendere il riscaldamento più efficiente e sostenibile, che sia centralizzato o autonomo.
Gli impianti centralizzati di ultima generazione, soprattutto quelli alimentati da caldaie a condensazione o da sistemi di teleriscaldamento, possono raggiungere rendimenti molto elevati e garantire minori emissioni di CO₂ per metro quadrato riscaldato. Questo accade perché una sola caldaia di grandi dimensioni può essere gestita in modo ottimale, mantenendo la combustione in condizioni ideali e riducendo gli sprechi.
Il riscaldamento autonomo, d’altro canto, offre la possibilità di intervenire in modo mirato per migliorare le prestazioni del proprio impianto. È possibile, ad esempio, sostituire la vecchia caldaia con un modello a condensazione o con una pompa di calore oppure abbinare l’impianto ai pannelli solari termici, riducendo la dipendenza dal gas e migliorando la sostenibilità dell’abitazione.
L’evoluzione delle tecnologie sta rendendo entrambi i sistemi più efficienti e meno impattanti sull’ambiente. Molti condomìni stanno sostituendo le vecchie caldaie, mentre sempre più abitazioni indipendenti scelgono soluzioni elettriche abbinate a impianti fotovoltaici per ridurre i consumi e le emissioni.
Investire in un sistema moderno e ben gestito significa non solo risparmiare, ma anche contribuire attivamente alla transizione ecologica.
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Domande Frequenti sul riscaldamento
Cosa conviene, riscaldamento autonomo o centralizzato?
Non esiste una risposta unica: dipende dalle dimensioni dell’edificio, dal numero di abitazioni e dalle abitudini di consumo. In appartamenti singoli o piccoli edifici, un impianto autonomo offre maggiore controllo e flessibilità, mentre nei grandi condomini un sistema centralizzato moderno può risultare più efficiente ed economico sul lungo periodo.
Quanto si risparmia con il riscaldamento autonomo?
Il risparmio dipende dall’utilizzo e dalla gestione. Se si riscaldano solo alcune stanze, si impostano termostati programmabili o si adottano buone pratiche di risparmio energetico, l’impianto autonomo può ridurre significativamente i costi. Tuttavia, bisogna considerare anche le spese di manutenzione, a carico del singolo.
Cosa cambia da riscaldamento autonomo a centralizzato?
La differenza principale riguarda gestione, controllo e ripartizione dei costi. Con il riscaldamento autonomo ogni abitazione decide accensione, spegnimento e temperatura, mentre nel centralizzato l’impianto è condiviso, con costi e manutenzione suddivisi tra tutti i condomini. Le valvole termostatiche possono aiutare a personalizzare la temperatura, ma il controllo rimane più limitato.