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Moda sostenibile: l'UE verso il divieto di distruggere gli abiti invenduti

Magazine_Febbraio_2024_Moda sostenibile

Quella della moda è una tra le industrie più inquinanti, causa del 15% delle emissioni di CO2 a livello globale. Per rendere questo settore più sostenibile, l'Unione europea ha stabilito nuove regole di progettazione ecocompatibile, vietando la distruzione dei vestiti invenduti. Vediamo in cosa consiste questa novità e quale contributo può offrire il mondo della moda alla transizione ecologica.

Per un settore della moda via via sempre più sostenibile è fondamentale affrontare le sfide globali legate alla tutela del Pianeta, costruendo un settore dell'abbigliamento più equo, rispettoso dell'ambiente e orientato al benessere a lungo termine della società.

L’impatto ambientale dell'industria della moda

Attualmente l'industria della moda risulta una tra le più inquinanti: secondo i dati della Commissione Europea, infatti, è responsabile del 15% delle emissioni di CO2 a livello globale. Inoltre, si stima che la produzione tessile provochi circa il 20% dell'inquinamento dell'acqua potabile per i vari processi di lavorazione che si rendono necessari. Situazione causata anche dal sempre più affermato fast fashion. Un’altro dato da tenere in considerazione è il fatto che in Europa ogni anno vengono scartati circa 5 milioni di tonnellate di indumenti (una dozzina di kg per ogni cittadino Ue). 

Il Regolamento Ecodesign per garantire prodotti sostenibili

Per rendere l'industria della moda più sostenibile, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo rispetto alla proposta di riforma delle norme sull’ecodesign per i prodotti sostenibili. In particolare, nella revisione della direttiva europea sulla progettazione ecocompatibile vengono inclusi i prodotti tessili, con lo scopo di renderli più sostenibili fin dalla progettazione: le aziende, dunque, sono tenute a migliorare la qualità, la longevità, la riparabilità e la riciclabilità dei prodotti tessili, allungando il loro ciclo di vita. 

In cosa consiste il divieto di distruzione dei vestiti invenduti

Le misure approvate dall'Unione Europea intendono “porre fine alla pratica dannosa e dispendiosa per l’ambiente di distruggere i prodotti di consumo invenduti”. Sarà imposto agli operatori economici l’obbligo di segnalare, con cadenza annuale, la quantità di prodotti scartati e motivarne le ragioni. Secondo il nuovo regolamento, dunque, a partire da due anni dall’entrata in vigore della norma (sei anni per le medie imprese) non sarà più possibile distruggere abbigliamento, accessori di abbigliamento e calzature invenduti. Attualmente, infatti, la maggior parte degli indumenti invenduti viene distrutta, mentre solo il 38% è destinato al riutilizzo e riciclo

Insieme a noi di A2A, per uno stile di vita sostenibile 

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