I recenti eventi geopolitici stanno ridisegnando la geografia delle fonti di approvvigionamento di gas naturale, modificando in profondità il ruolo di questa risorsa strategica nel panorama energetico italiano ed europeo. La crisi dei mercati globali e la necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo hanno accelerato un processo di trasformazione che coinvolge infrastrutture, accordi internazionali e strategie di sostenibilità.
Oggi il gas resta una componente essenziale del mix energetico italiano, ma la sua gestione passa sempre più attraverso la diversificazione delle fonti, il potenziamento dei rigassificatori e una crescente integrazione con le energie rinnovabili. In questo scenario, comprendere come l’Italia si approvvigiona di gas, da quali Paesi e con quali prospettive per il futuro, diventa fondamentale per valutare la sicurezza e l’evoluzione della transizione energetica nazionale.
Perché il gas è centrale nel mix energetico italiano?
L’Italia, tra tutti i paesi dell’Unione Europea, è quello che più fa uso del gas naturale nel proprio mix energetico. Ma il gas non serve solo alla produzione di energia elettrica.
Più del 40% dell’energia elettrica prodotta in Italia proviene dalla combustione del metano. La ragione di questo ha radici profonde che derivano da una serie di scelte in materia di politica energetica fatte nel corso dei decenni. Dal 1987 l’Italia non produce più energia elettrica da centrali nucleari, a differenza di altri Paesi europei che ne hanno fatto una fonte rilevante. Ad esempio, la Francia, grazie ai suoi impianti nucleari, produce i due terzi dell’energia elettrica che consuma.
Le fonti di energia rinnovabile in Italia crescono ma non abbastanza. Secondo i dati di Terna, nel corso del 2024 le fonti rinnovabili hanno coperto circa il 41% della domanda elettrica nazionale, segnando un nuovo record per l’Italia.
Questo miglioramento testimonia il progresso compiuto dal Paese nel mix energetico: sebbene l’Italia continui a fare ampio uso del gas naturale, che rimane una componente importante della generazione elettrica, la quota crescente delle rinnovabili indica un passo avanti verso un sistema più sostenibile.
Consumi di gas naturale per settore
Nel 2024 la domanda complessiva di gas naturale in Italia è stata pari a circa 61,8 miliardi di metri cubi, registrando una lieve ripresa rispetto al 2023 (+0,3 mld m³) dopo il forte calo del biennio precedente.
Secondo le stime aggiornate, la produzione di energia elettrica e calore assorbe circa il 42% dei consumi totali di gas, mantenendosi il principale settore utilizzatore.
Il comparto domestico rappresenta circa il 30% della domanda nazionale, seguito dal settore industriale con una quota del 17%, mentre commercio e servizi incidono per poco più dell’11%.
Questi dati mostrano come il gas naturale resti una fonte strategica per il Paese, nonostante la progressiva crescita delle rinnovabili e le politiche europee di decarbonizzazione. L’aumento dei prezzi e le tensioni geopolitiche continuano tuttavia ad avere effetti significativi su famiglie e imprese, rendendo sempre più urgente la diversificazione delle fonti e l’accelerazione della transizione energetica verso sistemi più sostenibili.
Da dove arriva il gas l'Italia?
Nel 2024 l’Italia ha importato gas naturale da molteplici partner internazionali, con una struttura dell’approvvigionamento ormai diversificata. Secondo i dati disponibili, la Russia rappresenta circa il 9,1% della domanda nazionale di gas, un netto calo rispetto ai circa 40% del 2021.
L’Algeria resta il primo fornitore, con circa il 34% della domanda nazionale di gas importato, corrispondente a 21,1 miliardi di metri cubi.
L’Azerbaigian, attraverso il gasdotto TAP, copre circa il 16,7% della domanda nazionale italiana
Le importazioni dalla Libia risultano marginali, pari a circa il 2,3% della domanda.
Questa evoluzione testimonia la crescente diversificazione delle fonti italiane di gas naturale, in risposta ai mutamenti geopolitici e alle politiche energetiche che puntano a ridurre la dipendenza da Paesi tradizionalmente dominanti nel mercato delle forniture.
Come funziona l’approvvigionamento del gas?
In Italia il gas naturale arriva sia attraverso una rete estesa di metanodotti sia tramite importazioni marittime di GNL (Gas Naturale Liquefatto), che vengono rigassificati e immessi nella rete nazionale.
La penisola è collegata a numerosi gasdotti internazionali, ad esempio il Transmed che trasporta gas algerino via Tunisia verso la Sicilia, il Greenstream che collega la Libia con l’impianto di Gela, e il TAP (Trans Adriatic Pipeline) che convoglia gas dall’Azerbaigian fino al Sud Italia.
Parallelamente, le importazioni sotto forma di GNL stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante: nel 2024 sono stati rigassificati circa 14,7 miliardi di metri cubi, con il terminale Adriatic LNG che ha contribuito per circa 8,7 miliardi complessivi. Il contributo del GNL ha superato per la prima volta quello delle importazioni esclusivamente via tubo in alcune fasi dell’anno, a testimonianza del cambiamento nella geografia dell’approvvigionamento energetico.
Tali evoluzioni infrastrutturali – compresa l’espansione di capacità fino a 10,4 miliardi di metri cubi/anno per alcuni terminali – sono parte della strategia italiana di diversificazione delle fonti e rafforzamento della sicurezza energetica.
Il piano Repower e le prospettive future in Italia
Il piano REPowerEU, varato dalla European Commission nel maggio 2022 per ridurre la dipendenza dell’Unione europea dai combustibili fossili russi, ha consentito di ridurre la quota di importazioni di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024. Le proiezioni indicano un ulteriore calo al 13% nel 2025.
L’Italia ha fatto significativi investimenti nell’infrastruttura del GNL per aumentare la propria flessibilità energetica. Nel 2024 i rigassificatori italiani hanno trattato circa 14,7 miliardi di metri cubi (mld m³) di gas naturale liquefatto (GNL), in calo del 12% rispetto al 2023.
La capacità complessiva di rigassificazione è prevista salire fino a circa 28 mld m³/anno entro il 2025, grazie all’avvio del terminale galleggiante (FSRU) di Ravenna e ad altri potenziamenti infrastrutturali.
Nel primo semestre 2025, i volumi rigassificati dal terminale Adriatic LNG (Rovigo) hanno raggiunto circa 10,3 mld m³, pari al 44% delle importazioni nazionali di GNL, dimostrando l’importanza crescente del GNL nel mix di approvvigionamento.
Tali evoluzioni rendono l’Italia meno dipendente dai gasdotti tradizionali e più pronta a gestire eventuali shock di approvvigionamento, pur restando la domanda nazionale di gas naturale soggetta a oscillazioni e a dipendenza dall’evoluzione della transizione energetica.
Domande frequenti sull’approvvigionamento di gas
Cos’è un rigassificatore?
Un rigassificatore è un impianto che trasforma il gas naturale liquefatto (GNL) in gas, permettendone l’immissione nella rete nazionale. In Italia i principali si trovano a Rovigo, Livorno e Panigaglia, con nuovi impianti galleggianti come Piombino per aumentare la sicurezza energetica.
Perché l’Italia importa gas?
L’Italia importa gas perché la produzione nazionale non copre il fabbisogno necessario. Le principali forniture arrivano da Algeria, Azerbaijan, Libia e Qatar, sia tramite metanodotti che come GNL, per garantire continuità e diversificazione energetica.
Quanto gas viene dal GNL?
Nel 2024 circa il 25% del gas importato in Italia è arrivato come GNL. I principali fornitori sono Qatar, Stati Uniti e Algeria. Il GNL viaggia via nave e viene rigassificato prima di entrare nella rete nazionale.
Vuoi scoprire l'offerta giusta per te?
Lasciaci i tuoi dati, sarai richiamato da un nostro esperto che ti guiderà nella scelta dell'offerta più adatta alle tue esigenze.