I recenti eventi geopolitici stanno ridisegnando la geografia delle fonti di approvvigionamento di gas naturale.
L’Italia, tra tutti i paesi dell’Unione Europea, è quello che più fa uso del gas naturale nel proprio mix energetico. Ma il gas non serve solo alla produzione di energia elettrica.
Più del 40% dell’energia elettrica prodotta in Italia proviene dalla combustione del metano. La ragione di ciò ha radici profonde che derivano da una serie di scelte in materia di politica energetica fatte nel corso dei decenni. Dal 1987 l’Italia non produce più energia elettrica da centrali nucleari, a differenza di altri Paesi europei che ne hanno fatto una fonte rilevante. Ad esempio la Francia, grazie ai suoi impianti nucleari, produce i due terzi dell’energia elettrica che consuma.
Le fonti di energia rinnovabile in Italia crescono ma non abbastanza. Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, nel 2021 le rinnovabili hanno coperto il 36% della domanda elettrica nazionale. Sul fronte delle rinnovabili, dunque, l’Italia è più avanti rispetto alla Francia, ma più indietro rispetto a Germania e Spagna. Il metano non è impiegato solo per la produzione di energia elettrica.
Consumi di gas naturale per settore
Nel 2020, secondo dati forniti da ARERA, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, il 44% circa di gas è stato utilizzato per la produzione di energia elettrica e di calore. Il 28,2% circa del gas è stato impiegato in ambito domestico, mentre la produzione industriale ne ha impiegato il 14,8% circa e, infine, il commercio e i servizi ne ha consumati solo il 11% circa.
Da questi dati si comprende bene perché l’aumento del costo del gas metano ha effetti così rilevanti tanto sulle famiglie quanto sulle imprese. Per capire ancor meglio come le recenti tensioni geopolitiche stiano influenzando l’economia italiana è sufficiente dare uno sguardo alle fonti di approvvigionamento.
Da dove importa il gas l'Italia
Secondo dati del Ministero della Transizione Ecologica, nel 2021 l’Italia ha importato 72.728 milioni di metri cubi di gas. Di questi, circa il 40% proviene dalla Russia, circa il 31% dall’Algeria, mentre l’Azerbaijan e Qatar hanno fornito circa il 10% ciascuno, il 4% dalla Libia. Quote minoritarie sono arrivate da Norvegia, Netherlands, Croazia, Nigeria, Stati Uniti, Francia, Egitto e Spagna.
Come arriva il gas naturale in Italia
Il gas naturale in Italia arriva sia attraverso i metanodotti sia trasportato come GNL, gas naturale liquido, mediante navi gasiere e viene immesso in rete attraverso i rigassificatori.
La penisola italiana è collegata a diversi metanodotti:
- Transmed, è un gasdotto che trasporta il gas algerino, attraverso anche la Tunisia, fino a Mazara del Vallo in Sicilia;
- Greenstream, è il gasdotto che collega la Libia con all'impianto di Gela, sempre in Sicilia;
- Transitgas funge da anello di congiunzione tra il mercato del gas dell'Europa nord-occidentale e quello italiano. Il gasdotto trasporta il gas olandese e norvegese al Passo Gries in Piemonte.
Più articolato invece il viaggio del gas azero e russo; in entrambi i casi il gas deve attraversare ben tre metanodotti prima di raggiungere il mercato italiano:
- Il gas dall'Azerbaijan inizia il viaggio dalla capitale azera Baku, con il gasdotto SCP, South Caucasus Pipeline, e giunge sino in Turchia. Dalla Turchia il gas prosegue attraverso il gasdotto TANAP, Trans Anatolian Pipeline, che trasporta il gas sino in Grecia. Da lì partono le condotte del TAP, Trans Adriatic Pipeline, che approdano a nord di San Foca e termina nel comune di Melendugno in Puglia.
- Il gas russo inizia il suo viaggio verso l’Italia con il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che parte dalla Siberia, passa per l'Ucraina e arriva quasi in Slovacchia. Poi il gas imbocca il Transgas, raggiungendo l’Austria e viene immesso nel TAG, Trans Austria Gas, che lo trasporta fino all'impianto di Tarvisio, in provincia di Udine.
Dei 72.728 milioni di metri cubi di metano, 9,8 sono importati sotto forma di GNL, attraverso i tre punti di rigassificazione: 7,3 miliardi da Porto Levante, 1,4 da Livorno e 1 da Panigaglia.
Prospettive future
Il piano Repower EU varato dall’Unione Europea mira a tagliare 100 dei 155 miliardi di metri cubi di gas importati dalla Russia in Europa, già entro il 2022.
Per sostituire il gas russo, il governo italiano è già in trattativa con sette Paesi: Algeria, Azerbaigian, Qatar, Congo, Angola, Mozambico e USA.
L'accordo con l'Algeria prevede di aumentare la quantità di gas trasportata attraverso il Transmed di 3 miliardi di metri cubi da subito e di altri 6 miliardi dal 2023, per arrivare ad un totale di 9 miliardi. Mentre a partire dal 2024 si entrerà a pieno regime con almeno 9 miliardi di metri cubi di gas in più.
Altri 2,5 miliardi di metri cubi di gas naturale fino a 9,5 miliardi aggiuntivi sono attesi dall'Azerbaigian, attraverso il TAP.
Forniture ulteriori di minore dimensione potrebbero arrivare anche dalla Libia.
Dal Qatar, che è il primo fornitore in Italia di GNL, e dall’Egitto si prevede possano arrivare 3 miliardi di metri cubi aggiuntivi nel 2022 e 5 miliardi nel 2023, altri 5 miliardi giungerebbero dal Congo nel 2023-2024. Nuovi flussi sarebbero forniti anche dagli Stati Uniti.
Le prospettive future in Italia
Il GNL per essere immesso nella rete ha bisogno dei rigassificatori. Per far fronte alla crisi, saranno aumentate di 6 miliardi di metri cubi le quantità di gas trattate nei tre impianti esistenti. Tuttavia, ciò non sarà comunque sufficiente a far fronte alle nuove esigenze, ma sarà necessario costruirne di nuovi.
Infatti, il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato la messa in esercizio di almeno un nuovo rigassificatore dal 2023: una nave metaniera ormeggiata probabilmente nel porto di Taranto, Brindisi o Piombino.
Inoltre, il Consiglio dei Ministri del 2 maggio ha varato un decreto in cui si prevede la nomina di commissari straordinari per la realizzazione di nuovi rigassificatori. Finora l’autorizzazione per installare impianti di questo tipo poteva essere data soltanto attraverso un decreto ministeriale, mentre con le modifiche approvate lunedì sarà un commissario.
In questo modo la procedura sarà più veloce: 120 giorni contro i 200 previsti in precedenza. Inoltre le stazioni appaltanti, potranno affidare le opere che consentono di collegare il rigassificatore alla rete di gasdotti nazionale, con una procedura “negoziata”, senza bisogno di indire bandi di gara.
Secondo le stime del Ministero della Transizione Ecologica, nei prossimi mesi l’approvvigionamento dai rigassificatori, installati grazie ai commissari, aumenterà di 1,5 miliardi di metri cubi, raggiungendo quota 13 miliardi nel 2025.
Un aiuto all'indipendenza energetica potrebbe arrivare anche dall'aumento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi in aree quali Cassiopea, Canale di Sicilia e Marche. Il ricorso a una maggiore produzione nazionale dovrebbe consentire di mitigare l’aumento di luce e gas.
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