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Inquinamento luminoso: un nemico da combattere

inquinamento luminoso

L’80% della popolazione mondiale non riesce a vedere il cielo stellato a causa dell’inquinamento luminoso.

L’inquinamento luminoso è l’introduzione diretta o indiretta di luce artificiale nell’ambiente. Esso proviene in parte dagli impianti di illuminazione pubblica e diversi studi sembrano dimostrare che sia in grado di causare effetti negativi sulla salute umana.
 

Che cos'è l’inquinamento luminoso

Con il termine inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno, al di fuori degli spazi dove è necessario illuminare, a seguito di immissione di luce artificiale.

Tra le fonti inquinanti ci sono certamente gli impianti di pubblica illuminazione che però, secondo alcuni studi, contribuirebbero all’inquinamento luminoso per il 20% del totale. Il restante 80% deriverebbe da impianti privati e servizi, quali ad esempio centri commerciali, giardini e proprietà private, stadi e impianti sportivi, senza dimenticare gli impianti d’illuminazione da interni che diffondono la luce verso l’ambiente esterno, come l’illuminazione delle vetrine dei negozi.

L’inquinamento luminoso, infatti, è prodotto sia dall’immissione diretta di luce verso l’alto, sia dalla luce riflessa da superfici e oggetti illuminati con intensità superiori a quella necessaria. 

L’atmosfera terrestre gioca un ruolo cruciale. Quando la luce, sia naturale sia artificiale, si propaga all’interno dell’atmosfera, incontra delle particelle in sospensione che la diffondono in tutte le direzioni, creando così uno sfondo luminoso che nasconde la luce degli astri.

Secondo uno studio pubblicato su Science Advances nel 2016 oltre l'80% della popolazione mondiale vive in regioni in cui il cielo notturno è inquinato dal bagliore delle luci artificiali. In Europa e negli Stati Uniti, l'intensità delle luci è tale da privare della possibilità di vedere la Via Lattea rispettivamente al 60% e all’80% della popolazione.

Tra i paesi del G20, l'Italia ha la percentuale più elevata di territorio inquinato dalla luce artificiale. Il 41% del territorio italiano ha raggiunto livelli di inquinamento luminoso tali da impedire la visione del cielo stellato di notte.
 

Effetti sulla salute

Come detto, l’effetto più evidente dell’inquinamento luminoso è l’aumento della brillanza del cielo notturno e la perdita della possibilità di vedere le stelle, ma non è certamente l’unico problema. 

Il prolungamento forzato delle ore di luce sta contribuendo a modificare il normale ritmo circadiano umano, in particolare il ritmo sonno-veglia, con importanti conseguenze sulla salute umana. Diversi studi, infatti, dimostrano che vi sia una correlazione tra inquinamento luminoso e malattie come la depressione.

Secondo uno studio pubblicato su Depression Research and Treatment esiste una correlazione tra la distruzione dei ritmi circadiani e la depressione. Uno studio, pubblicato nel 2020 sulla rivista JAMA Psychiatry, ha individuato un nesso tra l'inquinamento luminoso, causato dalla luce artificiale notturna proveniente dall’esterno, e l'insorgenza di disturbi d’ansia e disordini dell'umore negli adolescenti americani.

Ciò accade perché l’inquinamento luminoso causa la riduzione della produzione di melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale presente nel nostro cervello. La produzione e il rilascio di questo ormone dipendono dalle condizioni di esposizione alla luce: la sua produzione aumenta al buio, durante la notte, e diminuisce nelle ore di luce, durante il giorno. La melatonina stimola induce il sonno, quindi svolge un ruolo essenziale nella regolazione del ciclo sonno-veglia e più in generale dei ritmi circadiani. 
 

Come combattere l’inquinamento luminoso 

Visti gli effetti sull’ambiente e sulla salute umana, è certamente importante la lotta all'inquinamento luminoso, sebbene in Italia non esista una legislazione nazionale organica ad hoc. I principali interventi normativi in materia sono stati varati dalle singole regioni. Esistono poi delle norme UNI, l'Ente nazionale italiano di unificazione, che normano diversi ambiti: illuminazione di impianti sportivi per riprese televisive a colori (UNI 9316); requisiti Illuminotecnici delle Strade con Traffico Motorizzato (UNI 10439); requisiti per la limitazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso (UNI 10819).

Rispetto ad altre forme di inquinamento, quello luminoso può essere ridotto abbastanza facilmente e per giunta risparmiando sui costi energetici, seguendo una semplice regola: illuminare quanto basta ciò che è necessario. La luce, a differenza di altre sostanze inquinanti, basta spegnerla o ridurla, senza dover ricorrere a costosi processi di smaltimento. Alcune misure per ridurre l'inquinamento sono molto semplici e possono essere messe in atto da chiunque, anche piccoli esercenti e gestori di locali pubblici:

  • spegnere le luci non necessarie come le luci decorative o pubblicitarie negli orari notturni;
  • utilizzare sensori di movimento per accendere le luci di sicurezza, per attivare le luci solo quando necessario;
  • evitare l'uso di fari direzionali o fissi diretti verso l’alto, utilizzati spesso da centri commerciali e discoteche;
  • utilizzare lampade da esterno disegnate per ridurre la dispersione di luce verso l'alto.

La riduzione del flusso luminoso verso l’alto è una buona pratica che certamente contribuisce sia alla riduzione dei consumi energetici, orientando tutto il flusso verso la superficie che serve illuminare, sia per ridurre l'inquinamento luminoso. 

A2A Energia progetta e gestisce impianti di illuminazione pubblica, artistica e semaforica rispettando la normativa regionale vigente, che vieta l’impiego di sistemi di illuminazione che emettono luce verso l’alto.

 

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