Il polietilene tereftalato, più noto come PET, è un tipo di plastica, usato principalmente nei contenitori per bevande.
Il PET è un polimero sintetico appartenente alla categoria dei poliesteri. La caratteristica più interessante di questo materiale è che è una plastica riciclabile.
Il PET e le sue origini
Brevettato nel 1941 dagli scienziati britannici John Rex Whinfield e J. T. Dickson, il PET è una plastica leggera, trasparente e altamente resistente. É il tipico materiale di cui sono fatte le bottiglie destinate a contenere acqua, bibite gassate, succhi e altre bevande. Il PET, infatti, fornisce una buona barriera all’ossigeno, preserva le caratteristiche del liquido contenuto e garantisce criteri igienici e di sicurezza.
Tuttavia il PET ha cominciato a essere utilizzato per la produzione di bottiglie solo dal 1973. Inizialmente è stato pensato come tessuto sintetico da usare per la realizzazione di abbigliamento.
Nel 1973, Nathaniel Wyeth, ingegnere americano della DuPont, brevetta la bottiglia di PET, come variante più leggera e meno fragile del suo equivalente in vetro. Da allora il successo del PET non si è mai fermato.
Alcuni dati sul PET
Secondo Plastics Europe (l’associazione europea dei produttori di materie plastiche), la produzione globale di plastica nel 2019 ha raggiunto i 368 milioni di tonnellate, di cui circa 57,9 (16%) prodotte in Europa. Mentre la domanda europea di materie plastiche è stata di 50,7 milioni di tonnellate, assorbita principalmente dall’industria degli imballaggi (39,6%).
Tra le plastiche il PET occupava il 7,9% del mercato europeo (circa 4 milioni di tonnellate), facendo di questo il sesto polimero più richiesto.
Secondo il CPME (Committee of PET Manufacturers in Europe), associazione non profit con sede a Bruxelles che rappresenta i produttori europei di PET nell'Unione europea, nel 2020 la raccolta di PET, destinato al riciclo, ha superato in Europa i 2 milioni di tonnellate; di questi, 300.000 tonnellate solo in Italia. La legislazione negli ultimi anni si è evoluta favorendo il riciclo del PET.
Una panoramica sulla normativa relativa al PET
Nel 2019 il Parlamento Europeo ha varato la Direttiva 904/2019, più nota come direttiva SUP, acronimo che sta per Single Use Plastics. Il provvedimento mira a ridurre l’incidenza di determinati prodotti in plastica monouso sull’ambiente, in particolare sull’ambiente acquatico, e sulla salute umana.
La direttiva fissa degli obiettivi e delle scadenze precise per il riciclo delle bottiglie in plastica a cui tutti gli stati membri e i produttori di plastica dovranno attenersi. Nel dettaglio, entro il 2025 i produttori dovranno mettere in commercio bottiglie con almeno il 25% di PET riciclato, percentuale che dovrà salire al 30% entro il 2030. Allo stesso tempo, gli stati membri sono chiamati a raggiungere un tasso di riciclo delle bottiglie di plastica pari al 77% entro il 2025 e al 90% entro il 2029.
Grazie alla Legge di Bilancio approvata dal parlamento italiano a fine dicembre 2020, dal primo gennaio 2021 anche in italia è possibile produrre bottiglie e vaschette, destinate a contenere cibo e bibite, in PET 100% riciclato. Prima di questa data, infatti, vigeva in Italia l’obbligo di utilizzare almeno il 50% di plastica vergine, cioè di plastica di nuova produzione, per la realizzazione di bottiglie e vaschette destinate a contenere alimenti e bevande.
Il PET riciclato dunque diventerà progressivamente sempre più diffuso e utilizzato nella produzione di contenitori e bottiglie per prodotti alimentari.
Il PET riciclato o R-PET
Con l’acronimo R-PET (Recycled PET), si fa riferimento al PET riciclato. L’R-PET è un tipo di plastica ottenuta attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune PET.
Una volta raccolte, le bottiglie in PET usate vengono consegnate al centro di riciclaggio. In questa sede vengono tolti i tappi e, mediante dei lavaggi con acqua calda, vengono rimosse le etichette e ripulite dalla colla. Dopo essere state selezionate per colore, le bottiglie vengono triturate. Il materiale così ottenuto viene poi lavato ed essiccato, quindi fuso a 270°C.
Il prodotto risultante, chiamato "rigranulato", viene inserito in macchine per lo stampaggio a iniezione per produrre preforme per nuove bottiglie in PET. Le preforme vengono trasportate all'impianto di riempimento, dove vengono riscaldate e stiro-soffiate, trasformandole così in nuove bottiglie di PET.
Una volta pulite ed etichettate, le bottiglie sono pronte per il riempimento e la vendita.
Il riciclo riduce l'impatto ambientale dell'industria del PET in diversi modi. Il primo vantaggio, ovviamente, è la riduzione dell'utilizzo di materie prime. Inoltre, il riciclo della plastica richiede meno energia rispetto alla produzione di plastica da nuove materie prime, riducendo la produzione di CO2. Secondo i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, riciclare 1kg di R-PET equivale a ridurre le emissioni di CO2 di 3kg.
Con il PET riciclato è possibile ottenere un’infinità di prodotti: oltre a bottiglie anche confezioni per alimenti, fibre sintetiche, oggetti per la casa e accessori vari.
Usi creativi del PET
Certamente riciclare il PET per produrre nuovi contenitori è una buona pratica, ma c’è chi ha scelto la strada del riciclo creativo, facendone una vera e propria arte.
Veronika Richterovà è un’artista ceca che usa per le sue creazioni PET riciclato tanto da definire il suo lavoro PET-art. Tagliando, scaldando e modellando la plastica ottenuta dalle bottiglie gettata ottiene delle vere e proprie sculture, oggetti d’arredo e perfino lampadari.
TI è piaciuto questo articolo?