Quella delle microplastiche è una questione molto discussa negli ultimi anni. Si tratta di piccoli frammenti prodotti dalla dissoluzione di oggetti di plastica, come quelli di cosmesi e make-up, i tessuti e gli imballaggi. Sono presenti un po’ ovunque: negli oceani, nei fiumi e nei laghi. Esistono dei comportamenti che ne possono limitare la diffusione, oltre a tecnologie in grado di rimuoverle meccanicamente.
L'allarme più eclatante in merito alle microplastiche è legato alla microplastica negli oceani. Qui ormai è accertato che esistano vere e proprie "isole di plastica". La più grande si trova nell'Oceano Pacifico, al largo delle coste degli Stati Uniti ed è stata chiamata col nome di Great Pacific Garbage Patch, un’isola di plastica con una dimensione stimata attorno ai 700 mila km2 (poco più della superficie della Francia).
Queste isole sono difficili da vedere a occhio nudo, infatti basta considerare che dimensioni hanno le microplastiche, particelle microscopiche di dimensioni inferiori ai 5 millimetri di diametro. Secondo un report pubblicato nel 2021 sulla rivista Nature, nei mari di tutto il mondo sarebbero presenti tra 15 e 51 miliardi di particelle di microplastiche galleggianti ma la loro presenza si estende ben oltre le grandi masse oceaniche, arrivando fino ai ghiacciai delle più alte e remote catene montuose del mondo.
Si tratta di una grave alterazione dell'ambiente naturale, che richiede l’impegno di ciascuno di noi per essere gestita e risolta. È quindi essenziale comprendere cosa sono le microplastiche, da cosa provengono e quali soluzioni offre la scienza per il loro recupero, ma anche quali comportamenti possiamo adottare per ridurre le microplastiche.
Come si formano le microplastiche
Le microplastiche si formano a causa della dispersione in natura dei rifiuti plastici, materiali che finiscono negli oceani dove inizia il processo di decomposizione, oppure ai residui di prodotti come cosmetici e vernici. La frammentazione dei polimeri plastici in microparticelle porta alla formazione delle microplastiche, che vengono trasportate dalle correnti e iniziano ad accumularsi in alcune aree specifiche.
Dove si trovano le microplastiche?
Numerosi studi e ricerche scientifiche stanno trovando le microplastiche praticamente ovunque, con un livello di contaminazione che continua a crescere e diventa ogni anno più preoccupante. Per capire meglio dove si trovano le microplastiche, vediamo nel dettaglio la distinzione tra microplastiche primarie e secondarie.
Le microplastiche primarie
La lunga strada che porta le microplastiche nel bel mezzo dell'oceano e sulla vetta dell'Everest comincia dalle nostre case e aziende. Una prima categoria di queste particelle, definita come microplastiche primarie, deriva infatti da prodotti di uso comune come cosmetici, dentifrici, detergenti, vernici, fertilizzanti e prodotti fitosanitari.
Le microparticelle di polimeri plastici vengono introdotte intenzionalmente in questi prodotti per via delle loro ottime proprietà abrasive (è il caso dei microgranuli esfolianti e leviganti presenti nei cosmetici), oltre alla loro capacità di influire sullo spessore, l’aspetto e la stabilità di prodotti come glitter o trucchi.
Un’altra fonte di microplastiche primarie è l'abrasione degli pneumatici dei veicoli che circolano sulle nostre strade. I dati della European Chemical Agency indicano che ogni anno vengono prodotte 145 mila tonnellate di microplastiche solo nell’UE, delle quali ben 42 mila finiscono per disperdersi nell'ambiente. A questa categoria di particelle primarie appartiene dal 15 al 31% delle microplastiche presenti nei mari.
Le microplastiche secondarie
Questa seconda categoria di microparticelle deriva dalla degradazione dei prodotti plastici di dimensioni più grandi, che si disperdono nell'ambiente in seguito ad un processo di smaltimento scorretto. Si tratta ad esempio di buste di plastica, bottiglie PET e reti da pesca, alcuni degli oggetti plastici che ogni giorno invadono gli oceani, provocando un danno enorme agli animali marini che li ingeriscono o vi restano impigliati.
La loro azione di alterazione dell'ecosistema marino, però, non si ferma qui: proprio dal processo di degradazione di questi oggetti plastici più grandi deriva tra il 68% e l'81% delle microplastiche presenti nei nostri mari. È senza dubbio una quantità considerevole, che richiede la massima attenzione nella salvaguardia degli oceani dalle microplastiche.
Perché le microplastiche sono pericolose?
La scienza analizza il problema delle microplastiche da poco tempo, ma una cosa è certa: queste particelle microscopiche, quando vengono ingerite dagli animali, possono risalire la catena alimentare e arrivare fino all'uomo.
Da una ricerca effettuata da Greenpeace, è emerso che il 35 per cento delle specie ittiche presenti aveva ingerito fibre tessili e microplastiche. A questi dati si aggiungono quelli dell'Ispra, secondo cui circa il 15-20% delle specie marine che consumiamo sono inquinate dalle microplastiche.
Lo studio presentato nel 2022 da Environment International ha poi dimostrato come, su un campione di 22 persone, ben il 77% delle persone presenta tracce di microplastiche nel sangue.
È ancora da accertare se le microplastiche possano essere nocive per la salute dell'uomo e degli altri organismi viventi, anche se il sospetto è fondato, visto che a queste particelle spesso si legano additivi e prodotti chimici la cui tossicità è conclamata.
La strategia UE contro le microplastiche
Viste le dimensioni del fenomeno, il tema delle microplastiche (e più in generale della limitazione della dispersione degli oggetti plastici nell'ambiente) è ovviamente all'ordine del giorno dei decisori politici e degli organismi internazionali.
Un primo importante provvedimento in tal senso è stato preso dall'Unione Europea già nel 2015, con l'adozione della norma che limita drasticamente l'utilizzo delle buste di plastica all'interno dei Paesi comunitari.
A settembre del 2018 è stata invece approvata la strategia UE per ridurre le quantità dei rifiuti di plastica, aumentando i tassi di riciclaggio e vietando l'uso di prodotti in plastica monouso o contenenti microplastiche.
Le soluzioni disponibili per recuperare le microplastiche
Anche il mondo della scienza sta dando il proprio contributo per affrontare il problema delle microplastiche, ideando nuove tecnologie e soluzioni che consentono di ridurre le particelle inquinanti presenti nei nostri mari.
Si tratta di progetti sperimentali in costante evoluzione, finalizzati per lo più a sviluppare sistemi in grado di setacciare la superficie marina, dove le particelle di plastica galleggianti si accumulano, per raccoglierle in grande quantità separandole dalle particelle di materiali naturali e biodegradabili. Un interessante reportage pubblicato a giugno del 2022 sul portale Agendadigitale.eu, presenta un'ampia panoramica delle più innovative tecnologie messe a punto dagli scienziati per il recupero delle microplastiche.
Cosa si può fare contro le microplastiche?
Come spesso accade, il contributo delle istituzioni e della scienza è importante per affrontare le grandi sfide ambientali del nostro tempo, ma la vera soluzione del problema è nelle mani di ciascuno di noi, in quanto passa attraverso l'adozione di uno stile di vita consapevole e sostenibile.
Come Life Company, desideriamo sensibilizzare le persone nel compiere azioni positive a sostegno dell'ambiente e della qualità della vita di ciascuno.
Per questo vogliamo suggerire alcune azioni attraverso le quali è possibile contribuire alla riduzione delle microplastiche, tramite piccoli gesti e comportamenti quotidiani responsabili:
- informarsi sul modo più corretto ed efficiente per eseguire la raccolta differenziata; in questo modo è possibile recuperare gli oggetti di plastica e assicurarsi che entrino nella catena del riciclo, evitando che vengano dispersi nell'ambiente;
- ridurre la plastica che entra nella propria casa, avendo cura di acquistare preferibilmente prodotti confezionati con soluzioni di packaging sostenibile, realizzati con imballaggi di cartone o in bioplastiche;
- adottare uno stile di vita plastic free, bastano pochi accorgimenti che si possono trovare qui.