La decarbonizzazione è il processo attraverso cui si riducono progressivamente le emissioni di anidride carbonica (CO₂), sostituendo i combustibili fossili con fonti rinnovabili come l’energia solare, eolica e idroelettrica. In altre parole, la decarbonizzazione energetica consiste nel trasformare il sistema di produzione e consumo dell’energia per renderlo più sostenibile e meno dipendente da carbone, gas e petrolio.
Questo percorso è fondamentale per raggiungere la neutralità carbonica, ovvero l’equilibrio tra le emissioni prodotte e quelle assorbite, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea e dell’Accordo di Parigi. Comprendere il vero significato della decarbonizzazione vuol dire capire come ogni settore – dall’industria ai trasporti, fino alle abitazioni – possa contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Nel corso dell’articolo vedremo quali sono le strategie globali di decarbonizzazione, gli esempi concreti già attivi in Italia e nel mondo e come il passaggio alle energie rinnovabili rappresenti una delle leve principali per costruire un futuro a emissioni zero.
Che cos’è la decarbonizzazione energetica e cosa significa carbon neutrality
La decarbonizzazione energetica è il processo attraverso cui si riducono le emissioni di anidride carbonica (CO₂) generate dalle attività umane, in particolare dalla produzione e dal consumo di energia. Questo avviene sostituendo gradualmente i combustibili fossili – come carbone, petrolio e gas naturale – con fonti di energia rinnovabile e a basse emissioni, come solare, eolico, idroelettrico e biometano.
L’obiettivo della decarbonizzazione è ridurre l’impatto ambientale del sistema energetico e favorire la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile, in cui l’energia venga prodotta e utilizzata in modo efficiente, pulito e circolare.
Il concetto di carbon neutrality – o neutralità carbonica – è strettamente legato a quello di decarbonizzazione. Raggiungere la neutralità carbonica significa bilanciare le emissioni di CO₂ immesse nell’atmosfera con una quantità equivalente di CO₂ rimossa o compensata. Questo equilibrio può essere ottenuto riducendo le emissioni alla fonte, migliorando l’efficienza energetica, investendo nelle rinnovabili e potenziando i pozzi naturali di assorbimento come foreste, oceani e suoli.
In altre parole, la decarbonizzazione energetica è lo strumento, mentre la neutralità carbonica è il traguardo: un obiettivo globale fissato per il 2050 che rappresenta la base per contenere il riscaldamento climatico e costruire un’economia sostenibile a basse emissioni.
Perché è importante la decarbonizzazione
La decarbonizzazione assume un ruolo centrale perché le emissioni di gas serra continuano a rappresentare una delle principali cause del cambiamento climatico. Nell’approfondimento dell’European Environment Agency viene segnalato che il settore dell’energia ha guidato la riduzione delle emissioni nell’Unione Europea, registrando un calo stimato del 19 % delle emissioni di gas serra tra 2022 e 2023. In particolare, nel 2023 le emissioni nette dell’UE erano circa il 37 % inferiori rispetto al 1990, segnalando come la decarbonizzazione del sistema energia sia davvero strategica. Ridurre la dipendenza da fonti fossili come carbone, gas e petrolio significa, quindi, intervenire proprio là dove l’impatto è maggiore, con effetti sia ambientali — come la riduzione della CO₂ e mitigazione del riscaldamento globale — che economici e sociali- come nuovi posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, minori rischi legati alla volatilità dei combustibili fossili, maggiore sicurezza energetica-. La decarbonizzazione energetica non è solo un fenomeno tecnico, ma un passaggio decisivo per rendere l’economia europea più verde, competitiva e resiliente di fronte ai cambiamenti climatici.
Gli accordi internazionali sulla decarbonizzazione
La decarbonizzazione non è un percorso che può essere affrontato da un singolo Paese: richiede una cooperazione globale e obiettivi comuni di lungo periodo. Negli ultimi anni, governi e organizzazioni internazionali hanno sottoscritto una serie di accordi per la riduzione delle emissioni di gas serra e il raggiungimento della neutralità carbonica entro la metà del secolo.
Accordo di Parigi, Green Deal e COP26
L’Accordo di Parigi, sottoscritto il 12 dicembre 2015 all’interno della UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), è entrato in vigore il 4 novembre 2016 ed è ad oggi la principale base giuridica della cooperazione globale per la mitigazione dei gas serra. L’accordo impegna le parti a mantenere l’aumento della temperatura «ben al di sotto dei 2 °C» rispetto all’era preindustriale e a perseguire sforzi per limitarlo a 1,5 °C. Sul fronte globale, l’Accordo di Parigi richiede che le Nazioni presentino contributi nazionali (NDC) aggiornati ogni cinque anni, per garantire progressione e maggiore ambizione nella riduzione delle emissioni. In ambito europeo, il Green Deal ha fissato come obiettivo che l’Unione Europea diventi il primo continente «clima-neutrale» entro il 2050, stabilendo questo traguardo nel quadro della legge europea sul clima. Durante la COP26 di Glasgow (2021), invece, sono stati ribaditi gli impegni globali con un’attenzione rafforzata al target 1,5 °C e alla presentazione di strategie nazionali più ambiziose, in vista di una maggiore trasparenza e responsabilizzazione degli Stati sul percorso di decarbonizzazione.
Gli obiettivi 2030 e 2050
Per garantire che gli impegni a lungo termine dell’accordo di Parigi e del Green Deal siano raggiungibili, sono stati stabiliti obiettivi intermedi fondamentali. L’Unione Europea ha fissato una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, grazie al cosiddetto pacchetto Fit for 55. L’obiettivo ultimo rimane la neutralità climatica — ovvero emissioni nette pari a zero — entro il 2050. Infine, recentemente la Commissione europea ha proposto anche un target intermedio per il 2040 di riduzione delle emissioni pari al 90 % rispetto al 1990, rafforzando così la roadmap di decarbonizzazione.
Strategie per la decarbonizzazione energetica
L’attuazione della decarbonizzazione richiede una combinazione di interventi:
- da un lato la sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili
- dall’altro lo sviluppo di tecnologie per il sequestro del carbonio, sistemi di accumulo e nuovi vettori energetici.
Le strategie operative spaziano dalla produzione di energia pulita alla gestione intelligente della domanda, passando per la trasformazione industriale e urbanistica.
Fonti rinnovabili e fine del carbone
Il 2024 ha segnato un punto di svolta per il mix energetico globale: secondo il rapporto dell’International Renewable Energy Agency (IRENA), entro fine anno le energie rinnovabili hanno coperto quasi il 46% della capacità di produzione elettrica a livello mondiale.
Le analisi dell’International Energy Agency (IEA) indicano inoltre che le fonti rinnovabili sono pronte a superare il carbone come principale fonte di elettricità entro la fine del 2025.
Tuttavia, mentre nei paesi avanzati la quota di carbone si riduce, a livello globale la domanda di carbone ha fatto un nuovo picco nel 2024 raggiungendo circa 8,79 miliardi di tonnellate, con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente.
Questa dicotomia evidenzia che la decarbonizzazione richiede non solo l’espansione delle rinnovabili, ma anche un’accelerazione nell’uscita dal carbone, accompagnata da una gestione attenta della transizione nei paesi emergenti.
Tecnologie CCS e CCUS
Le tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO₂ (CCS/CCUS) sono diventate parte integrante delle strategie di decarbonizzazione. Il database dell’IEA mostra che, ad aprile 2025, sono in funzione numerosi progetti di grande scala (≥ 100 kt CO₂/anno) in tutto il mondo.
CCS e CCUS rappresentano strumenti essenziali ma complementari: senza una forte riduzione delle emissioni alla fonte, da sole non bastano per raggiungere la neutralità carbonica.
Sistemi di accumulo e idrogeno verde
Per sfruttare pienamente le energie rinnovabili e abilitare la decarbonizzazione delle industrie e dei trasporti, sono fondamentali i sistemi di accumulo energetico e la produzione di idrogeno verde.
L’accumulo — attraverso batterie, sistemi power-to-gas o accumulo termico — consente di gestire la variabilità delle rinnovabili e garantire la stabilità della rete. Allo stesso tempo, l’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili può fungere da vettore in settori difficili da elettrificare direttamente. In sintesi, questi strumenti facilitano la transizione verso un modello energetico più flessibile e “decarbonizzato”.
Casi studio: esempi concrete di transizione low-carbon
Per comprendere davvero cosa significhi la decarbonizzazione energetica, è utile guardare a esempi reali di città e territori che stanno attuando dei progetti concreti. I casi studio mostrano come tecnologie, politiche e modelli urbani possano integrarsi per ridurre le emissioni di gas serra e avviare la transizione verso un’economia a basse emissioni. Di seguito due esempi significativi: uno oltreoceano e uno europeo.
Il caso Ithaca (Stati Uniti)
La città di Ithaca, capoluogo della contea di Tompkins nello Stato di New York, ha dato avvio a fine novembre 2021 a un piano ambizioso di elettrificazione e decarbonizzazione degli edifici comunali. Con circa 30.000 abitanti e circa 6.000 edifici residenziali e commerciali, l’amministrazione ha puntato a ridurre il consumo di petrolio e gas naturale, sapendo che gli immobili generano quasi il 40 % delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti.
Grazie a interventi come la sostituzione di piani cottura a gas con quelli a induzione, l’installazione di pannelli solari e l’ottimizzazione energetica degli edifici, il risparmio stimato è di circa 160.000 tonnellate di CO₂ annue — equivalenti alle emissioni di 35.000 auto guidate per un anno. L’obiettivo finale è la completa decarbonizzazione degli edifici entro il 2030.
Progetti locali e nazionali europei
In Europa, numerose città e regioni stanno sperimentando strategie analoghe di transizione low-carbon. Ad esempio, alcuni distretti urbani hanno integrato sistemi di riscaldamento a biomasse, pompe di calore alimentate da energia rinnovabile e micro-reti locali, riducendo drasticamente l’uso di combustibili fossili.
A livello nazionale, diversi Paesi hanno varato piani strategici di decarbonizzazione del settore energetico e degli edifici, con focus sull’efficienza, la gestione dei rifiuti e l’elettrificazione dei trasporti. Questi progetti europei confermano come la decarbonizzazione sia un processo articolato che richiede partecipazione pubblica, innovazione tecnologica e visione integrata del territorio.
Domande frequenti sulla decarbonizzazione
Cosa si intende per decarbonizzazione energetica?
La decarbonizzazione energetica è il processo che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica generate dalla produzione e dal consumo di energia. In pratica, significa sostituire progressivamente i combustibili fossili come carbone, petrolio e gas con fonti rinnovabili più pulite, come l’energia solare, eolica e idroelettrica. Questo percorso è fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e dell’Accordo di Parigi.
Qual è la differenza tra carbon neutrality e zero emissioni?
La carbon neutrality indica il bilanciamento tra le emissioni di CO₂ rilasciate nell’atmosfera e quelle che vengono assorbite o compensate, ad esempio attraverso il rimboschimento o le tecnologie di cattura del carbonio. Le zero emissioni, invece, rappresentano una condizione in cui non viene emesso alcun gas serra. Mentre la neutralità carbonica si basa sull’equilibrio, le zero emissioni puntano all’azzeramento totale, un traguardo ancora difficile da raggiungere con le tecnologie attuali.
Come si può ridurre la CO₂ nel settore energetico?
La riduzione della CO₂ nel settore energetico passa attraverso l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, l’efficienza energetica negli edifici e nei trasporti e lo sviluppo di nuove soluzioni come l’idrogeno verde. È inoltre importante potenziare i pozzi naturali di assorbimento, come foreste e suoli, e investire in tecnologie innovative di cattura e stoccaggio del carbonio. Solo una strategia integrata e di lungo periodo può portare a una reale transizione verso un sistema energetico a basse emissioni.
Quali fonti rinnovabili aiutano nella decarbonizzazione?
Le fonti rinnovabili che più contribuiscono alla decarbonizzazione sono l’energia solare, che trasforma la luce del sole in elettricità pulita, e l’energia eolica, che sfrutta la forza del vento per generare energia senza emissioni. Anche l’idroelettrico continua a essere una risorsa essenziale per la produzione sostenibile, mentre biomasse, biometano e geotermia offrono un contributo importante al mix energetico. L’uso combinato di queste fonti consente di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e favorire una transizione energetica stabile e sostenibile.
Quali Paesi sono più avanti nella transizione energetica?
Secondo gli ultimi rapporti internazionali, i Paesi più avanzati nella transizione energetica sono quelli del Nord Europa, come Svezia, Danimarca e Finlandia, che hanno quasi completamente decarbonizzato la loro rete elettrica. Anche Germania e Regno Unito stanno facendo grandi progressi grazie all’espansione delle rinnovabili e alla riduzione del carbone.
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